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AMS, Bosone di Higgs, oscillazione dei neutrini, astronomia gravitazionale e multimessaggera (Dal 2011 al 2021)

I ragazzi di via Panisperna
I ragazzi di via Panisperna

Il 2011 è l’anno del lancio del più grande rivelatore spaziale di antimateria, l’Alpha Magnetic Spectometer (AMS-02), che, a bordo dello Shuttle Endeavour, raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale il 19 maggio.

Obiettivo dell’esperimento sarà quello di studiare le particelle che compongono i raggi cosmici alla ricerca di antimateria primordiale e di possibili candidati per la materia oscura. Approvato nel 1995 a seguito di una proposta avanzata dal Premio Nobel Samuel Ting, il progetto per la realizzazione di AMS, che si avvarrà di tecnologie sviluppate nei laboratori di fisica delle particelle, porterà nel 1998 alla realizzazione di un prototipo (AMS-01), il cui funzionamento sarà testato nel corso della missione STS-91 dello Shuttle Discovery. Fondamentale il contributo dell’INFN alla progettazione, sviluppo e realizzazione di AMS-02, che si concluderanno al CERN nell’agosto 2010. l’Istituto, uno dei principali membri della collaborazione internazionale responsabile dell’esperimento, sarà infatti responsabile della fornitura della maggior parte degli strumenti di tracciamento e identificazione delle particelle dell’esperimento, svolgendo inoltre un ruolo centrale nelle operazioni di acquisizione e analisi dati.

Roberto Battiston su AMS-02
Crediti INFN

AMS-02 è ancora oggi operativo grazie agli interventi di manutenzione effettuati dall’astronauta italiano dell’ESA Luca Parmitano nel 2019 durante una lunga serie di passeggiate spaziali.

Il 4 luglio 2012 giunge al termine la lunga ricerca dell’ultima particella del Modello Standard ancora mancante all’appello. Nel corso di una conferenza organizzata al CERN, i responsabili degli esperimenti ATLAS e CMS, Fabiola Gianotti e Joseph Incandela, annunciano infatti la scoperta del Bosone di Higgs, particella che svolge un ruolo fondamentale, conferendo massa alle altre particelle. Ad assistere alla presentazione, anche il fisico britannico Peter Higgs, il primo ad aver ipotizzato, insieme a Robert Brout e Francois Englert, l’esistenza del bosone e del campo a esso associato nel 1964, e che per questa ragione riceverà nel 2013 il premio Nobel per la fisica con Englert.

Annuncio della scoperta del Bosone di Higgs al CERN
Crediti CERN

Determinante ai fini del risultato, tra i più rilevanti della fisica contemporanea, il contributo dell’INFN, che può festeggiare da protagonista la scoperta, alla luce dell’importante partecipazione alla realizzazione di LHC e alle attività delle collaborazioni ATLAS e CMS attraverso il coordinamento del lavoro svolto delle centinaia di ricercatrici e ricercatori italiani che renderanno possibile l’individuazione del Bosone di Higgs.
Il 15 gennaio 2013, nell’Aula Magna del Polo scientifico e tecnologico Ferrari dell’Università di Trento, viene inaugurato il Trento Institute for Fundamental Physics and Application (TIFPA), che diventa Centro Nazionale dell’INFN dedicato alla ricerca in fisica delle particelle e allo sviluppo di tecnologie d’avanguardia nei settori della sensoristica, della ricerca spaziale, del supercalcolo e della biomedicina.
Nato dalla collaborazione tra INFN, l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e l’Agenzia provinciale di Trento per la Protonterapia (ATreP), il TIFPA sarà dedicato alle ricerche sia nell’ambito della fisica di base, sia in quelli dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.
Vista aerea della sede del TIFPA presso la sede universitaria di Povo (TN)
Crediti TIFPA
Il 23 marzo 2013, a 100 km dalle coste di Porto Palo di Capo Passero, nella punta sud occidentale della Sicilia, giungono a termine le operazioni di istallazione della prima infrastruttura di rivelazione del telescopio sottomarino per neutrini KM3NeT, progetto che prevede la collocazione di una selva di stringhe ancorate al fondale marino a 3500 metri di profondità, le quali fungeranno da supporto a decine di migliaia di sensori ottici disposti su un volume complessivo di un chilometro cubo nelle acque siciliane e francesi del Mar Mediterraneo.
Documentario di presentazione di KM3NeT
crediti INFN
Il progetto è frutto di una collaborazione europea, in cui l’INFN svolge un ruolo centrale sia in veste di coordinatore degli enti di ricerca italiani coinvolti, perché l’infrastruttura di KM3NeT si rivelerà determinante non solo per studi di fisica fondamentale ma anche per ricerche multidisciplinari di geofisica e biologia marina, sia come responsabile della realizzazione, dell’istallazione e della gestione delle stringhe del telescopio attraverso i Laboratori Nazionali del Sud e i gruppi di Bari, Bologna, Catania, Genova, Napoli, Roma e di Salerno, KM3NeT consentirà di rivelare il passaggio di neutrini di alta energia e di studiare i fenomeni astrofisici responsabili della loro produzione, individuando la luce emessa dall’interazione di queste particelle con l’acqua marina.
Nel 2016, KM3NET sarà selezionato dalla road map europea del forum strategico per infrastruttere di ricerca (ESFRI).
Il 14 novembre 2013, con una lectio magistralis del premio Nobel per la Fisica e senatore a vita Carlo Rubbia, viene inaugurato il primo anno accademico del Gran Sasso Science Institute (GSSI), centro sperimentale di studi avanzati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Quattro i percorsi formativi proposti in altrettante aree disciplinari: fisica, matematica, informatica e scienze sociali.

L’idea di un centro internazionale di ricerca dedicato alla formazione accademica superiore ospitato sul territorio all’Aquila nasce nell’ambito delle iniziative messe in campo per il rilancio socio-economico del territorio dopo il disastroso terremoto che colpirà la città nel 2009. Nel 2016, l’Istituto, che era inizialmente nato in seno all’INFN per dotarlo di solide basi scientifiche e amministrative, e che aveva ricevuto supporto dall’Università degli Studi dell’Aquila, dall’IMT di Lucca, dalla SISSA di Trieste e dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, sarà stabilizzato dal MIUR e acquisirà la propria autonomia.

Evento inaugurale GSSI
Crediti GSSI

Il 15 giugno 2015, a quasi sei mesi dall’attacco terroristico nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, la collaborazione internazionale OPERA (Oscillation Project with Emulsion-tRacking Apparatus), che vede l’INFN capofila insieme al CERN, annuncia la prima osservazione diretta di cinque neutrini tau prodotti a seguito della trasformazione di altrettanti neutrini mu durante il loro percorso da Ginevra ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. L’osservazione diretta dei neutrini dimostrerà in maniera conclusiva che anche queste sfuggenti particelle sono dotate di massa.

OPERA
Crediti INFN

Realizzato tra il 2003 e il 2008, OPERA, ospitato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, si avvarrà di 150.000 “mattoncini” composti di lastre di piombo alternate e emulsioni nucleari per fotografare e studiare le particelle generate a seguito delle interazioni tra il fascio di neutrini mu, prodotti a Ginevra grazie all’acceleratore SPS, e la massa dell’apparato, e che raggiungeranno, fino al 2012, il Gran Sasso dopo aver per percorso 730 km nel sottosuolo. Approvato nel dicembre del 1999 su iniziativa di Luciano Maiani, all’epoca direttore generale del CERN, il progetto CERN Neutrinos to Gran Sasso (CNGS) potrà essere realizzato sfruttando un’intuizione di Antonino Zichichi, il quale aveva proposto e ottenuto di orientare le sale dei laboratori INFN in direzione di Ginevra in previsione di una simile possibilità.

Nell’anno della morte di David Bowie, il 2016, che a inizio carriera aveva dato vita al suo alter ego Ziggy Stardust, rock star venuta delle stelle, l’annuncio della rivelazione del primo segnale gravitazionale, questo sì proveniente dalle profondità del cosmo, apre l’era dell’astronomia gravitazionale, che fornirà un nuovo strumento per lo studio dell’Universo.

L’11 febbraio le collaborazioni LIGO e Virgo, rendono infatti nota la prima osservazione di un’onda gravitazionale, perturbazione dello spaziotempo, prodotta dalla fusione di due buchi neri. Il risultato, relativo a un evento osservato nel settembre 2015 dai due interferometri statunitensi LIGO, mentre erano ancora in fase di commissioning dopo il potenziamento tecnologico previsto dalla configurazione Advanced LIGO, consentirà di confermare l’ennesima previsione della teoria della Relatività Generale di Albert Einstein. La scoperta vede un importante contributo dell’INFN, con Adalberto Giazotto fondatore assieme al francese Alain Brillet del progetto Virgo, e con i suoi ricercatori, impegnati in ruoli chiave nelle attività di analisi e interpretazione dei dati forniti dai due osservatori statunitensi. Da non dimenticare inoltre le determinanti soluzioni meccaniche per l’attenuazione del rumore sismico sviluppate a partire dalla fine degli anni ’80 su iniziativa proprio di Adalberto Giazzotto e l’intuizione di “andare a cercare” le onde gravitazionali alle basse frequenze, strategia che sarà poi adottata con successo dagli interferometri LIGO e Virgo. Giazzotto sarà anche promotore nel 2007 della sottoscrizione degli accordi di collaborazione tra gli osservatori gravitazionali europeo (EGO) e statunitense.

David Reitze, Direttore Esecutivo di LIGO, annuncia la scoperta della prima onda gravitazionale
Crediti National Science Fundation

Il primo contributo della collaborazione Virgo alla rivelazione diretta di un’onda gravitazionale arriverà nell’agosto 2017, a tre mesi dall’inizio di presa con una nuova è più sensibile configurazione dell’interferometro (advanced Virgo), con l’individuazione di un segnale gravitazionale generato dalla fusione di due buchi neri.

Nel 2017, a poco più di un mese dal temine della missione congiunta NASA, ESA, ASI Cassini-Huygens, con lo spettacolare tuffo della sonda Cassini nell’atmosfera di Saturno, Virgo e l’INFN possono festeggiare un altro fondamentale traguardo del neonato settore dedicato allo studio delle onde gravitazionali. Il 16 ottobre la collaborazione LIGO-Virgo rende infatti nota la prima rivelazione, da parte dei due interferometri statunitense e dell’osservatorio europeo di Cascina, di un segnale originato a seguito della fusione di due stelle di neutroni.

Illustrazione grafica della fusione di due stelle di neutroni
Crediti VIRGO

A rendere ancora più significativa la scoperta, la quasi contemporanea osservazione di radiazione elettromagnetica ad opera di vari telescopi a terra e nello spazio. Il risultato segnerà la nascita dell’astronomia multimessaggera, termine coniato per descrivere l’avvento di una nuova modalità di studio dell’universo, attraverso i diversi messaggeri cosmici, come segnali di natura gravitazionale, elettromagnetica e particellare.

Nel luglio del 2019, anno della prima passeggiata spaziale della storia interamente al femminile, che vedrà impegnate le astronaute statunitensi Christina Kock e Jessica Meir in interventi di manutenzione al di fuori della Staziona Spaziale Internazionale, Antonio Zoccoli succede a Fernando Ferroni, diventando il dodicesimo presidente dell’INFN.

Antonio Zoccoli
Crediti INFN
Nel 2020, anno drammaticamente segnato dalla pandemia da CoVid-19 che colpirà tutto il mondo e che costringerà le persone a gravi limitazioni delle proprie vite personali e professionali, il 25 novembre la collaborazione Borexino, rivelatore ospitato nella “Sala C” dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, annuncia la prima osservazione diretta di neutrini prodotti nel Sole dal ciclo CNO (carbonio-azoto-ossigeno), fornendo la prova dell’esistenza di questo canale di reazione nucleare nei meccanismi stellari di produzione dell’energia.

Teorizzato per la prima volta nel 1938 da Hans Bethe e Carl Friedrich von Weizsäcker, il ciclo CNO contribuisce solo all’1% dei processi nucleari del Sole, ma è ritenuto preponderante nelle stelle più massicce. Il risultato rappresenta un altro importante traguardo nel settore dedicato alla fisica dei neutrini, segnando uno dei più significativi successi, solo in ordine di tempo, dell’INFN, alla guida della collaborazione internazionale Borexino. Progettato e sviluppato a partire dal 1990, con un ruolo rilevante svolto da Giampaolo Bellini e Frank Calaprice, la realizzazione di Borexino, composto da una sfera di acciaio inossidabile contenente scintillatore liquido circondata da fotomoltiplicatori e schermata da un gigantesco serbatoio d’acqua, inizierà la propria attività scientifica nel 2007, sfruttando tecniche innovative per l’abbattimento della radiazione naturale dei materiali impiegati.

La cupola di Borexino
Crediti INFN

Nel corso del suo primo periodo di presa dati, Borexino sarà in grado di effettuare misure accurate del contributo delle diverse reazioni nucleari che alimentano il Sole e di fornire la prima conferma sperimentale diretta che i neutrini oscillano nella materia solare in modo diverso da quello delle oscillazioni nel vuoto.

a cura di Ufficio Comunicazione INFN
testi a cura di Matteo Massicci
Comunicazione visiva F. Cuicchio UffCom INFN, produzione Multimedia Service
ITC Services, Servizi Nazionali INFN

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